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Daniel Craig racconta il suo Bond

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Messaggio  apetimida Mer Ott 22, 2008 3:41 pm

Intervista all'attore sulla sua seconda esperienza nei panni di 007
"Abbiamo cercato di fare qualcosa di diverso, un film che riflette i tempi"

Daniel Craig racconta il suo Bond
"Ma della mia vita privata non parlo"

di SILVIA BIZIO

LOS ANGELES - James Bond ha lasciato il segno: Daniel Craig arriva all'intervista, al Four Season Hotel di Beverly Hills, a Los Angeles, con il braccio destro al collo, risultato di un'operazione per ricostruire la spalla menomata durante il suo primo 007, Casino Royale, e aggravata ulteriormente durante questo secondo, Quantum of Solace, che esce il 7 novembre in Italia e una settimana dopo negli Stati Uniti. Lui minimizza i danni subiti durante le riprese del film, "un po' di tagli e lividi, niente di terribile," esordisce, ma è difficile credergli. Il film infatti, diretto da Marc Forster (Monsters Ball, Finding Neverland, Il cacciatore di aquiloni) per 200 milioni di dollari, è pura azione mozzafiato dall'inizio alla fine. Con Bond, straziato dalla morte (in Casino Royale) della prima donna che ha veramente amato, Vesper (Eva Green), disposto a qualunque cosa pur di vendicarsi. Inseguimenti a velocità folli si susseguono in macchina lungo i tornanti sul Lago di Garda, in aereo sul deserto (con una ripresa estremamente azzardata di una caduta a volo libero di Craig e la Bond girl di Quantum, Olga Kurylenko, in un tunnel del vento in Inghilterra), in barca ad Haiti e a piedi fra i tetti di Siena durante il Palio. Svelando così, nonostante la sfiducia iniziale del suo capo M (Judi Dench) un pericoloso e sinistro complotto per impadronirsi di un'immensa ricchezza nel mondo pilotato dal sadico Dominic Greene (l'attore francese Mathieu Amalric de Lo scafandro e la farfalla). Inseguito dai suoi stessi agenti del servizio segreto, dalla Cia e dai "cattivi", Bond torna in Italia per chiedere l'aiuto del vecchio amico Mathis (Giancarlo Giannini), con cui ha occasione di riflettere sulla propria vita nei dialoghi più intensi del film.

A Los Angeles Craig, 40 anni compiuti da pochi mesi, elegante e in forma nonostante il braccio al collo, è come sempre estremamente riservato sulla sua vita privata. Impossibile non scoppiare a ridere quando dice, dopo un po', "Ma io sono un libro aperto!". Lui stesso capisce l'ironia e cerca di spiegare: "I miei amici sono la cosa più importante per me e non appartengono al mondo dello show business, quindi non vedo motivo per coinvolgerli. Né vedo motivo per parlare di politica o del mio impegno umanitario. I politici sono molto più bravi di me a farlo e la beneficenza che faccio è una cosa privata."

Secondo lei questo Quantum of Solace, per quanto un film di intrattenimento come tutta la serie Bond, riflette i tempi che stiamo vivendo?
"Si'. E' quello che abbiamo cercato di fare. I film di Bond sono sempre stati politicamente attuali ed eccitanti eventi cinematografici, ma allo stesso tempo non offrono commenti. E' un mondo più confuso oggi. Negli anni '60 c'era la guerra fredda, ma anche quella era una scusa per il film! A suo favore invece c'è un personaggio costruito da Ian Fleming in modo molto solido, l'eroe solitario definito da Sean Connery e da allora difeso strenuamente dai produttori. E quello è di nuovo sullo schermo".

Cosa ha pensato della scelta dei produttori, la famiglia Broccoli, di avere Marc Forster alla regia?
"Ero eccitatissimo all'idea che Marc avrebbe diretto il film, sono un suo grande fan, la sua versatilità come regista è fantastica. Soggetti diversi richiedono stili diversi, e qui avevamo bisogno di una persona con una visione. Io e lui abbiamo avuto lunghe conversazioni sui nostri Bond favoriti del passato, e sapevamo che volevamo fare il Bond più di stile mai fatto, con le migliori località e i migliori attori mai visti, che avrebbe lasciato un segno sulla serie. Sentivamo entrambi che era qualcosa che dovevamo ai fan di Bond".

Non avrebbe voluto vederlo più seduttore con le donne, come Sean Connery?
"Bond ha appena avuto il cuore spezzato, saltare a letto con un'altra donna sarebbe sembrato assurdo e avrebbe contraddetto la storia del film precedente. Vediamo che succede nei prossimi film".

Sente di capire meglio Bond ora?
"Sì. In Quantum of Solace dovevamo chiudere alcune cose lasciate aperte alla fine di Casino Royale. Il tema di questo film è capire chi sono i tuoi veri amici, e in questo film i personaggi più importanti sono Bond e M, e capiamo che il loro rapporto è ormai solido, potranno affrontare qualunque cosa nel futuro".

Con tutta l'azione che c'è in questo film, qual è stata la scena fisicamente più difficile?
"La sequenza in cui io e Olga ci buttiamo dall'aereo in volo. Siamo andati in un posto in Inghilterra che ha un tunnel verticale con un vento a 300 chilometri all'ora: una situazione potenzialmente pericolosa e tecnicamente molto difficile da girare".

Marc Forster sostiene che questo Bond è molto più realistico degli altri. Lei è d'accordo?
"Marc ha preso un concetto molto stilistico di quelli che erano i vecchi film Bond e lo ha modernizzato. Sarebbe sbagliato fare un film del genere senza le tecniche della cinematografia attuale, che si adattano bene allo stile dei thriller spionistici degli anni '60 e '70. Personalmente penso che questo film non sia tanto realistico, anzi, è tutto una grossa fantasia. Un film reale è un'altra cosa, come Defiance, che uscirà a dicembre".

Ce ne parla?
"E' un film basato su una storia vera di quattro fratelli ebrei che scappano dalla Polonia occupata dai nazisti e si uniscono alla resistenza russa finendo per salvare la vita di più di 1200 ebrei. Quello è un film in cui il personaggio ha radici nella storia, e ho fatto molta ricerca, leggendo tutto quello su cui potevo mettere le mani".

Come è passare da un film di evasione come Bond a un film umanistico come Defiance?
"Non è complicato, è il mio lavoro, sono un attore, non c'è niente di particolarmente difficile, ho un buon istinto. Certo è che quando si gira un film come Bond non si ha tempo per respirare: dalla mattina alle 5 e 30 fino alla sera sono impegnato nelle riprese, è un miracolo se riesco a trovare 45 minuti per la palestra, che odio comunque, alla fine della giornata, e poi penso solo a dormire. Non vedevo l'ora, alla fine di Quantum of Solace, di andare in Italia per due settimane e non fare altro che mangiare e dormire! Cosa che ho fatto con molta gioia".

E' stato bello, immagino, girare a Siena?
"Fantastico tutto, cibo compreso, ci tornerò presto!"

C'è mai stato un momento in cui rimpiange di essere 007?
"Mai! E sono contento anche di doverne fare altri due, come da contratto!".

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